domenica 16 dicembre 2018

Che cosa dobbiamo fare? III domenica di Avvento

«Che cosa dobbiamo fare?»
Da dove nasce l’interrogativo del vangelo di questa domenica, la terza di Avvento? Giovanni Battista si ritrova davanti le folle e le categorie più insperate; la gente se lo domanda: che sia lui il messia? Tutto il popolo fremeva nell’attesa, inquieto. Frutto di un’operazione di marketing ben riuscita? Un’omileta accattivante? La liturgia non ce lo ricorda, ma nel deserto Giovanni pronunciava parole pesanti: «Ormai la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero dunque che non fa buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco». Parole fuori luogo nella domenica “Gaudete”?
«Per una volta, per favore, ci proverai e farai attenzione alla tua vita?»
È il ritornello di un brano dei Piano Magic, «Attention to life», per l’appunto, accompagnato da un video che giustappone, come in una carrellata di quadri, inquadrature come fotografie dentro una straniante atmosfera violacea. Il testo -condito con il tipico spleen dei Piano Magic- racconta di una storia d’amore, di un’amante, tra partenze e disincanto. La vita scorre o è corsa altrove.
Un’inquietante presenza femminile lascia in secondo piano ponti, viadotti, mercantili, tralicci elettrici, attorno ai quali cresce una natura inospitale e selvaggia, che minaccia e attacca – non vista ma inesorabile- le fondamenta del vivere quotidiano. Una prospettiva differente, da cui osservare le cose e la vita che corre. Chi è, alla fine dei conti, più ai margini dell’esistenza?
È in questo sguardo sospeso che l’interrogativo può prendere forma e farsi serio. Fare attenzione almeno per una volta alla propria vita, può spalancare dinanzi agli occhi la vacuità del mio penare quotidiano, la meschinità dei miei tormenti e di una soddisfazione fatta di rapine, sotterfugi, violenze o prepotenze. L’attenzione svela i meccanismi che fanno scansare o stritolare l’altro per affermarsi. Ci si può stupire di se stessi, talvolta inorridire. Dal groppo alla gola sale una domanda: e allora, che cosa devo fare? «Che cosa dobbiamo fare?» Vivo o mi lascio vivere? Mi perdo nel peccato o, per una buona volta, decido di entrare nella vita?
«Per una volta, per favore, ci proverai e farai attenzione alla tua vita?»
Per quanto ci inquieti questo discorso, le parole del Battista lasciano il campo aperto all’irruzione di una novità sorprendente, capace di trasformare e purificare ogni cosa come la fiamma viva: «Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
L’attenzione, diceva Simone Weil, è la forma più rara e più pura della generosità. Per lei, donna della soglia, l’attenzione era un punto decisivo. L’attenzione ha già il sapore della grazia, cresce con il desiderio e la gioia, diventa intelligenza, non a meno di profonde e dolorose purificazioni.
In attesa del Signore che bruci e trasformi la vita, ormai prossimi al Natale, in «Attesa di Dio», come recita il titolo del classico volume di Simone Weil da cui è tratta la citazione che segue, vale la pena cominciare a fare attenzione alla vita.
«Nella nostra anima c’è qualcosa che ripugna la vera attenzione molto più violentemente di quanto alla carne ripugni la fatica. Questo qualcosa è molto più vicino al male di quanto non lo sia la carne. Ecco perché ogni volta che si presta veramente attenzione si distrugge un po’ di male in se’ stessi. Un quarto d’ora di attenzione così orientata ha lo stesso valore di molte opere buone».

domenica 2 dicembre 2018

C'è vita sulla terra? I domenica di Avvento

C'è vita sulla terra?
Le catastrofi preannunciate da Gesù lasciano sempre inquieti se non dubbiosi. Non ci sembrano coerenti con l'immagine che ce ne siamo fatta; lui sempre buono, misericordioso, paziente..se non proprio amicone, almeno compagnone, visto che del Vangelo ci ricordiamo sempre meglio i suoi momenti a tavola e i suoi prodigi col pane e col vino.
Che poi -verrebbe dire- non abbiamo ancora ben capito che ci azzecchi questa rivoluzione celeste e terrestre con il Natale che tintinna alle porte.
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte».
Il mondo come lo conosciamo -ci viene suggerito-, finirà, la storia girerà pagina. Ma la gente morirà addirittura per la paura, erosa, sgretolata dell'angoscia. Angoscia di che?
E poi, prima e accanto alla paura, ubriachezza, dissipazione, preoccupazioni quotidiane, agitazioni che si portano dentro le esigenze biologiche (mangiare, bere & co..).
«Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina»
A ben guardare l'impressione è che di fronte al Signore che viene il problema sia proprio nel fatto che il Signore viene. Se, come ci insegnano, l'apocalittica non parla tanto del futuro ma ci aiuta a leggere il presente, sconvolgimenti e cataclismi, paure e sgomento generale preoccupano soprattutto chi del mondo vecchio non può proprio farne a meno, perché ci si è aggrappato con le unghie e coi denti.
Per qualcuno forse, l'apocalisse è già arrivata. Il mondo desolato, moribondo e transeunte è quello di chi ha solo un cielo atmosferico, di chi non ha più un altro Cielo o neppure lo attende, e vive come se non ci fosse.
Non viviamo già da morti se schiavi o tirati dentro un sistema che ci distrae fino all'ultimo giorno?
Vivere per mangiare o consumare roba, affetti, desideri ti butta dentro la ruota della finitudine che stritola.
«In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra».
E allora la liturgia ci parla di in germoglio. Germoglio che arriva in mezzo alle prove e alla desolazione. È germoglio che viene a visitarci, scruta le nostre miserie, misura la povertà del nostro abbarbicamento alle cose del mondo.
Vi siete mai sentiti scrutati dal germoglio?
Contemplati dalla presenza discreta, umile, silente di Dio;
che vede e cerca, e mentre contempla ama, ha misericordia. Basterebbe accorgersi di questo piccolo e desto germoglio per alzare il capo e risollevarsi.

Lo racconta un bel video (Jon Hopkins, Feel First Life, 2018), che gioca sapientemente sullo scenario post apocalittico e fa seguire i movimenti di uno strano seme animato, che rotola rotola tra le desolazioni di un mondo finito, entra nei panni di un astronauta per esplorare un pianeta fattosi deserto. C'è vita sulla terra?
Il finale del video è molto suggestivo..e già Natalizio.
«State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso».
C'è vita sulla terra? E tu quando ti decidi a vivere? Quando vivrai per la vita e non per la morte?