Capiremo mai abbastanza la Bibbia?
Sul divano nel corridoio, mentre il sabato sera si spegne nella notte, ci confrontiamo sugli interrogativi scaturiti dalla parola. Perché
dell’albero in mezzo al giardino non è possibile mangiare i frutti? Ma non c’era
l’albero della vita in mezzo all’Eden? Perché si chiama albero della conoscenza
del bene e del male? E perché Adamo ed Eva si scoprono nudi?
Così sta scritto, ma i nostri quesiti rimbalzano nella
penombra in fondo al corridoio e tornano a noi rotolando uno sull’altro. Nel gioco al
rilancio va avanti la discussione nell’emozione di scoprire quanto più si
misura il grado della propria, povera, ignoranza.
Quando entrai in seminario credevo di sapere qualcosa.
Almeno ero sicuro di avere qualche punto fermo. Poi, nella lunga e rapida
quaresima del seminario-collegio, tutto ha assunto un’inedita e insondabile
profondità. Ma anche il seminarista che fa questa scoperta non è esente dalla
tentazione di stringere tutto subito in pugno.
Se sei seminarista, infatti, qualcosa dovresti pur sapere.
La Parola è pane da distribuire a piene mani, ben condita, quanto si può, di
appropriati attrezzi liturgici o ingegni catechetici.
Se sei seminarista dovresti avere più spazio nell’attività
pastorale. A che servi altrimenti in parrocchia? L’entusiasmo della giovinezza,
già per molti consuma gli ultimi guizzi. A 30, 40 anni conviene ancora
aspettare per gettarsi nella mischia del popolo di Dio?
Se sei seminarista avrai pur diritto ad essere preso sul
serio. Tra i candidati al sacerdozio sembra ancora viva la teoria dell’homunculus,
sostituto ante litteram dell’embrione, che per la fisiologia antica consisteva
in un omino piccino piccino, già formato in tutto, che l’uomo passava alla
donna per garantirgli una crescita adeguata ed il parto. Ed ecco, infatti,
scorrazzare tra i corridoi dei seminari e le strade del mondo il pretunculus, pretino
piccino piccino, ma soltanto nelle dimensioni che brama di crescere in statura
e santità.
Le strade del mondo, in quest’avvio di Quaresima 2014 sono
le strade di Roma, inondate di gente e di luce quasi primaverile. Sullo sfondo
stanno le rovine degli imperatori pontefici massimi e le cupole dei papi re, ma
nella folla che emerge dalla metro, dove ognuno si inciampa l’un l’altro, tra
le pattuglie di giovani esuberanti e coatti, e turisti smarriti arrovellati su
una cartina, si intravedono, solitari a gran passi, in terzetti rumorosi, o in
coppie minute e monocrome, non pochi preti, seminaristi, suore e religiosi. L’abito
e la faccia di solito li tradiscono, ma in fondo, non sono così diversi dagli uomini
del mondo. Immaginano e predicano famiglie e vocazioni perfette, ma ognuno
avanza, nell’attitudine di pensiero di questa generazione, senza potersi
staccare dalla propria ombra che la sera descrive sempre più lunga. Attorno,
come loro, uomini e donne in cerca di una vocazione, per una domanda che in
forma più o meno cosciente, sale al cuore ogni giorno. Anche oggi, mentre sfilano
uno accanto all’altro, sui passi della ‘grande bellezza’ (più o meno cinematografica
e terrestre) che cambi la vita.
Eppure anche il seminarista ha un dono speciale. Può
ricordare, infatti, se non gli viene suggerito, che è per amore di Dio che si
trova in seminario. Come ci sia finito forse non lo sa fino in fondo, ma se ci
rimane (si spera) è perché a Dio gli vuole bene, perché ha scoperto che è bello
stare con il Dio che salva. Il Signore non manca di ricordargli l’essenziale. A
Lui piace passare per le strade impreviste, ma mostra un debole per i confessionali.
Lì, nella parola del sacerdote ricorda: «Così devi essere: trasparenza della
sua misericordia». Essere trasparenza
della sua misericordia, nella consapevolezza della propria insufficienza, in forza
di un dono, sorretto dal suo amore che sempre precede.

La povertà è lo stile di Gesù. «Potremmo pensare che questa
“via” della povertà sia stata quella di Gesù, mentre noi, che veniamo dopo di
Lui, possiamo salvare il mondo con adeguati mezzi umani. Non è così. In ogni
epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la
povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella
sua Chiesa, che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare
attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra
povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo» (Papa
Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014).
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E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.
Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Allora il diavolo lo condusse con né nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio
e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede».
Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo».
Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:
«Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai».
Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto».
Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.