Dov’è Dio? Dove lo incontro?
In Seminario e/o in Collegio! Lì lo troviamo di sicuro. Così
almeno può pensare il cristiano medio, ma forse, paradossalmente, ne è ancora
più convinto chi più traballa nella fede. Possiamo esserne sicuri? A dire il
vero Dio si è spesso ritirato là dove non andremmo a cercarlo. Così sembra
suggerire la lunga zoomata storica che ci propone il Vangelo di Luca in questa
Seconda Domenica di Avvento. “Nell'anno
decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare..” La mente si spinge già verso
Roma Caput Mundi. Invece occorre una
decisa sterzata ad oriente verso gli oscuri territori dell'Iturèa, della
Traconìtide e dell'Abilène. Un terzetto
che sembra uscito dall’edizione più difficile del Trivial Pursuit. Non aiuta l’orientamento
neppure l’indicazione di una città perché Luca punta dritto nel deserto, dove “la parola di Dio scese su Giovanni”. Dio
è dissociato dalle geografie del buon senso o del senso comune, ma può farsi
trovare anche più vicino di quanto possiamo immaginare.
Nel palazzo dirimpetto al
Collegio ferve la vita condominiale. In attesa dell’ascensore punto lo sguardo
fuori dalla finestra e scopro il pensionato in pigiama e mutandoni concentrato
ad alzare e aggiustare finestra e zanzariera. All’ultimo piano la vita scorre
come in un reality senza audio. Si festeggiano compleanni, si consumano cene
tra amici, ogni tanto si guarda la televisione, qualcuno accarezza un cane e un
altro giovane condomino dondola sulla porta parlando al telefono. Parole senza
qualità si infrangono sui vetri degli appartamenti. Gesti subito dimenticati
moltiplicano l’entropia. Così vite parallele scorrono a miliardi sul pianeta. “ci sono cose che dico che non significano
niente comunque .. e ci sono cose che faccio che non significano niente
comunque”
There are things
That I say
That don't mean a
thing anyway
And there are things
That I do
That don't mean a
thing anyway
La realtà del peccato priva di
connessioni gesti e parole. Tutto scorre disordinatamente. Poi, quando la luce
si spenge e le serrande si abbassano, ogni cosa è riassorbita nel nulla. Ho
riportato più sopra le parole di Micah P. Hinson, noto folk-singer di Abilene.
Non già il territorio citato da Luca, ma la cittadina statunitense da cui
proviene questo cantautore dalla faccia a ragazzino e la voce che non ti aspetti.
Dal grigio di quest’altra Abilene è presto precipitato in un abisso di
dipendenza e depressione dopo la partenza di una turbolenta innamorata. Micah
P. Hinson ne è uscito con un disco di rara intensità intitolato “The Gospel of
Progress” (2004) da cui prendo spunto per accompagnare il Vangelo di questa
Domenica. Ancora una volta, dunque, il tempo della prova è stato fecondo. Capita
spesso così. Nel vuoto risuona più forte l’appello del Battista. Nel dramma le
profezie acquistano tutto il loro spessore. Nell’abbandono scaturisce il grido che
diventa preghiera. Non c’è sicurezza che tenga, se non nel Signore. Per questo
abbiamo bisogno di ascoltare di nuovo l’invito pressante del Battista: “Preparate la via del Signore. Raddrizzate i
suoi sentieri!” Quando la vita si smarrisce il peccato confonde il senso
delle cose. Spezza le connessioni tra me e gli altri. Tra me e Dio.
Dalle finestre del Collegio le
esistenze parallele dei condomini vicini, quelle degli uomini che sciamano
nelle piazze, nei supermercati e nelle chiese, scorrono apparentemente senza
senso.
“Ma tu non
dimenticarti di me”. Dio si ricorda. I nostri gesti e le nostre parole
acquistano profondità in Dio. Anche Lui, dopotutto, si è affidato ad una voce: “Voce di uno che grida nel deserto”. Dio ascolta,
Dio vede. Dio ricondurrà tutto a sé. Come recita la profezia di Baruc, nella
prima Lettura: “Dio ha stabilito di
spianare ogni alta montagna e le rupi secolari, di colmare le valli e spianare
la terra perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio”. Perché Dio
si è ricordato di me.
And don't you
don't you forget about
me
forget about me
And don't you
don't you forget about
me…
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