domenica 23 dicembre 2012

Segnalazioni Stonate 2012 | IV Domenica di Avvento


 Quando la città è fredda, avvolta dalla nebbia e dal buio anche in chiesa si gela. Specialmente in quelle antiche e grandi chiese romaniche delle nostre parti, con le pareti nude e spogliate da restauri radicali. Così come sono sembrano fatte apposta per congelare un passato irrecuperabile e mettere un’ipoteca sulla bellezza. Ma senza preghiera, senza una candela accesa, senza la presenza nel tabernacolo neppure lì ci sarebbe bellezza. La bellezza autentica  porta in sé una promessa che non è determinabile a tavolino, non si esaurisce nell’armonia, nella perfezione della forma o nella correttezza della proporzione.  Si diceva, però, delle fredde chiese pistoiesi. Ancora stordito dal freddo umido mi  acquatto su una panca e di colpo mi accorgo che la visita non è per caso. Dentro c’è una scultura stupenda che racconta il Vangelo di questa quarta e ultima domenica di Avvento. Una vecchia è inchinata davanti a una giovane: un’adolescente dal volto puro ed acerbo, ma dallo sguardo consapevole. Elisabetta in ginocchio stringe le braccia alla giovane parente che porta in grembo il suo Signore. Non c’è niente che esprima meglio la promessa che è racchiusa nella bellezza. Ogni bellezza è gravida di mistero. Ancora non mi è del tutto chiaro, ma c’è un nodo tra bellezza, promessa,  ispirazione e santità che fiorisce da questo delicato episodio del Vangelo di Luca. Nelle due donne si agitano due esistenze misteriose e già dialoganti. I due bimbi, ancora nel grembo delle madri si riconoscono, segnalano la loro presenza, rivelano la loro vocazione prima di essere venuti al mondo. C’è una forza dall’alto che suscita questo dialogo, che scavalca le parole ed entra nella carne, nell’umiltà delle cose terrestri. Il Vangelo non parla fuori dal mondo, ma dal di dentro. Non rivela i meccanismi del cosmo  o dell’atomo, ma li colloca nel piano divino, che è in fondo tutto quello che conta e che non si può sempre spiegare a parole se non con analogie.
Nelle due figure in terracotta non ci sono aureole, né colori, né gli attributi tipici dei santi. Soltanto una giovane e una vecchia. Anche il nostro mondo è privo di “tag” o di spicciola segnaletica spirituale,  e dal profondo dell’essere di quelle due donne è la forza dello Spirito che suscita santità e detta l’ispirazione. Così, ci dice Luca, è nata una delle poesie più recitate al mondo: quel Magnificat che si dipana da un cuore traboccante fiducia e consapevolezza dell’amore di Dio. Dio non soltanto mantiene le sue promesse, ma  le supera!

Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.

E’ difficile trovare una brano musicale che rifletta questa bellezza.  Qui ci vuole la fede, si entra nella santità. Ma ancora prima di scrivere confesso di aver avuto nella mente  e nelle orecchie la bellezza inesprimibile di cui parla questo brano  intitolato “Daydreaming” . Estratto dall’album Wild Go (2010) è forse il pezzo più noto di questa band statunitense che porta un nome degno di metallari incalliti. I DARK DARK DARK, invece, propongono un suadente chamber-pop folk, che è proprio tutta un’altra cosa dal gusto per i riff di chitarra e il richiamo istintuale di molto ‘roccherrol’. La voce romantica e sognante della cantante Nona Marie Invie accompagna melodie dai toni struggenti e dagli sviluppi armonici classicheggianti.  La segnalazione merita anche per la qualità del videoclip che impreziosisce e segue perfettamente lo sviluppo del testo . Il risultato, in questo “sogno ad occhi aperti”, è poeticamente riuscito. C’è una bellezza, quella della natura, che racchiude qualcosa di stupefacente e inesprimibile. E’ la santità della creazione?

Se sapessi quanto è importante per me.
La dove l’aria è così tersa
Se sapessi quanto è importante per me.
Punta lo sguardo ad ovest
Ricordami le grandi montagne
 O, vagherei per miglia
Mi sono seduta laggiù e mi sono sgranchita la ossa.
Se sapessi quanto è importante per me.
O tutto ciò che non si può esprimere..
E’ una terra estesa a perdita d’occhio
Dove soffia solo il vento
Correrei più veloce che posso
Una terra che si perde a vista d’occhio
La sto cercando
Dove soffia solo il vento
Se sapessi quanto è importante per me.
Lo vedresti anche tu.
Oh tutto ciò che è inesprimibile.


Il Vangelo di questa ultima domenica di Avvento ci invita a fare il passo successivo. Anche nell’uomo si può contemplare questo mistero inesprimibile. Se solo sapessimo quanto è importante! Se lo crediamo anche noi lo vedremo. Tutto ciò che è inesprimibile, in fondo, è misteriosamente riassunto nel Dio che si è fatto carne. 

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