mercoledì 19 dicembre 2012

Segnalazioni Stonate 2012 | III Domenica di Avvento


Presa carta e penna decisi di fare il ritratto di mia sorella. Forse era al tempo della scuola media, forse quando ero ancora alle elementari,ma nonostante una certa dimestichezza con le matite e i fumetti il risultato lasciava molto a desiderare. Piuttosto che il profilo di una ragazzina sembrava quello di una donna sui trentanni; un’età favolosamente distante, del tutto inimmaginabile in quel momento. Così, per giustificarmi  aggiunsi sotto il disegno la seguente nota: “Se tra 20 anni mia sorella assomiglierà a questo ritratto mi pagherà cinquantamilalire”. Presi il foglio, ci feci una bella firma quale vidimazione solenne e lo attaccai sul retro di una quadro appeso nel corridoio. Già immaginavo di dimenticarmene presto e di ritrovare per caso, decine d’anni dopo, un foglietto ingiallito con una strana clausola. Oggi le lire sono sparite insieme al disegno, ma mia sorella ha un aspetto decisamente migliore del mio scarabocchio. Eppure,  davanti a quel disegno,  ricordo di essermi domandato quasi con ansia : “che aspetto avremo crescendo? Che cosa faremo tra vent’anni?”
A quella età ci si può permettere un’attesa trepidante come quella che precede il Natale. Oggi guardo i bambini del catechismo e formulo su di loro le stesse domande. Che saranno da grandi? L’esperienza insegna che quanto siamo da piccoli, in un modo o in un altro, lo saremo anche da grandi. Capita anche ai seminaristi: tali seminaristi, tali preti.  Il futuro secondo l’uomo non riserva dopotutto, grandi sorprese. Guardo i piccoli pregare in parrocchia con gli occhi chiusi e la manine giunte. Custodiranno la fede? Continueranno a pregare?  Incontreranno davvero Gesù? Soltanto il futuro secondo Dio genera novità. E’ la seconda nascita, quella nello Spirito, quella dall'alto. A Nicodemo, se ricordiamo Giovanni (3, 1-13), il concetto non appariva molto chiaro, ma a lui, come alle folle radunate dal Battista, qualcosa doveva pur essersi agitato nel cuore. 


Faccio quello che mi va.
Non me lo dici tu.
Non sei la mia mammina.
Non ci provare nemmeno.
Sparisci ora.
Il mondo reale è crudele!
Ti rispedisco a scuola.
Il mio psicoterapeuta
dice che devo crescere adesso
(qualsiasi cosa significhi).
Che cosa sto per diventare? 
Che cosa sarò quando sarò cresciuto? 
Mi riconoscerò?
Il seme gettato cresce da sè stesso
ma non sappiamo come.

Per questa terza domenica di Avvento mi servo delle parole di un'allegra brigata desiderosa di salvare il mondo. I Danielson Famile, ormai da quasi vent'anni propongono un vangelo indie-rock pingue di buoni sentimenti, predichette semi-infantili, preghierine ed effusioni stile-pentecostale. Ma tra i loro brani ci sono anche meditazioni non banali sulla variegata fenomenologia umana. Amore, amicizia, difficoltà relazionali abbondantemente condite da variazioni improvvise, coretti scolastici, strumentazione assortita. Il falsetto di Daniel Smith - il capofila di questa piccola tribù- può risultare a qualche orecchio fino piuttosto sgradito, ma non è altro che la sigla di uno stile molto originale. Prendere o lasciare. Per questa grande famiglia allargata non manca neppure la divisa con distintivo a forma di cuoricino. Insomma, una simpatica Unitalsi del pop-gospel che mi offre spesso motivi di riflessione. Cito qualcosa dal loro ultimo singolo "Grow Up", estratto dall'album "Best of Gloucester County" (2011). 


E' una piccola descrizione del passaggio all'età adulta in cui trova spazio la citazione del vangelo di Marco (4, 26-29). Un brano che, forse con qualche spintone, si può avvicinare al Vangelo di questa Domenica. "Che dobbiamo fare?" La folla porta nel cuore un'attesa. Ma nella risposta del Battista non c'è alcuna indicazione strepitosa o troppo puntuale sul futuro. Continua a far bene quello che fai. Custodisciti sulla giusta via: il Signore è vicino, al resto ci penserà Lui.  Quando il seminatore getta il seme il chicco muore. Giovanni, la voce, prepara la Parola. Ma se la Parola non conduce ad una piccola morte non è possibile rinascere. Per chi custodisce un'attesa nel cuore, per chi ha l'animo inquieto,  il tempo che separa la morte dalla rinascita - il tempo della morte del chicco - è il tempo di Giovanni. E' il tempo dell'Avvento. 
Che dobbiamo fare nel frattempo? Lo Spirito chiede il nostro consenso. Lasciargli spazio e rendersi disponibili alla sua azione non è sempre facile, ma il ritratto che Dio ha preparato per noi è di gran lunga migliore e sorprendente dei nostri scarabocchi terrestri. Forse nemmeno ci riconosceremo. Ma nel frattempo? 

Togli via ogni ramo
che non porta frutto.
Pota tutto il resto.
Dammi il meglio. Per favore?

Nessun commento:

Posta un commento