domenica 4 marzo 2012

Parole per la Quaresima | FONDARE

Quando uno dice “Trasfigurazione” basta un’infarinatura di storia dell’arte per far saltare in mente il celebre dipinto di Raffaello. Un capolavoro del genere ha fatto gettare fiumi d’inchiostro e copiose lacrime agli esteti. Sarà la mitologia che circonda un capolavoro, il genio dell’artista o gli automatismi della psicologia, ma davanti a un tale dipinto possiamo fare nostre le parole di Pietro: “è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende!”. La bellezza che ci sorprende rimanda più forte che mai ad una bellezza che non è di questo mondo. Forse non sconfiniamo nel deliquio dei romantici se ci diciamo che questa è la mèta, l’orizzonte che inseguivamo, la casa dei sogni che più ci piace.


Eppure il dipinto non era ancora concluso che il pittore passò a miglior vita. Disdetta! Nel pieno della carriera, al vertice della fortuna, la morte improvvisa! Al Pantheon la grande tavola fu collocata dietro il catafalco di Raffaello e gettava nello sconforto e nel pianto la folla raccolta per l’estremo omaggio al pittore.

D’altra parte il trapasso dall’incanto al dramma è la cifra che articola le due metà del dipinto. L’incanto sospeso e trascendente della trasfigurazione è raffigurato in alto, quasi in contrasto con il dramma così terrestre della metà inferiore, dove è affollata un’umanità inconcludente e chiassosa, raccolta attorno al corpo stravolto del ragazzo posseduto dal demonio. L’esperienza degli uomini – non soltanto quella di fede – è fatta così. Anche le nostre case vivono questa tensione. Quando ci si sente a casa capita di essere presto scalzati dalle nostre piccole comodità su misura. Le nostre tende rischiano molto se le piantiamo senza consapevolezza.

Dopo la Trasfigurazione cosa mancava a Pietro per capire Gesù? Ormai sapeva molto di quello che occorre per una definizione teologicamente sostenuta. Eppure “mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò  che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti.” La parola di Gesù risuona ancora più eloquente nel silenzio e nel vuoto che seguono la trasfigurazione. Bello, sì. Stupendo. Ma tutto è sparito così presto e che significa risorgere dai morti?

Anche le nostre case vivono spesso l’incanto e il fallimento. Quante morti quotidiane  frantumano i sogni e l’incanto di una vita cominciata nell’amore e nell’entusiasmo. E’ il luogo della gloria personale e delle miserie quotidiane. Ma nessun posto è come casa.

Caro Pietro, non sapevi che dire, ma una tenda sul monte avresti potuto fissarla in un baleno e accanto al maestro buono e sapiente avresti potuto camminare fino alla fine dei giorni. Ma Gesù è sempre più realista degli uomini. E’ già tempo di scendere, ed anche in fretta. Il figlio dell’uomo dovrà essere consegnato e risorgere dai morti. La nostalgia della casa è feconda, ma la dimora che cerchi è davvero piantata qui sulla terra? Nel sacrificio di Gesù che attraversa il fallimento -e anche la tua miseria-, comprenderai l’incanto di quel giorno. Dopo il silenzio della morte, al terzo giorno, quello della resurrezione, ti aprirai alla comprensione di quella promessa misteriosa. E’ in quell’amore che si dona fino al sacrificio e che vince la morte che devi piantare la tenda. E’ qui che verrà piantata anche la tua croce, la tua penultima casa, quella che sorge “dove tu non vuoi”.

Anche le nostre tende possono essere piantate nel sacrificio d’amore del risorto. Chi visita una casa radicata in questa realtà scopre luce anche nelle tenebre e una pace che unifica il dramma e l’incanto. In questi giorni può rivelarlo la pratica della benedizione delle case, ma anche una riflessione come questa che ho ricevuto:

La casa è il luogo dove si  vive, si nasce, si muore, si lavora e si costruisce assieme la giornata, i mesi gli anni.
Cose di casa per ciascun tempo. La giovinezza con la gioia di figli piccoli e nonni ancora efficienti.
La maturità con lo sforzo economico degli studi e del lavoro. Il tempo di dei cambiamenti radicali imposti dalla società e dalla economia che mutilano, spesso, ciò che hai costruito.
E' la vita di casa quando si curano gli anziani. Costa sacrificio e pazienza. Ma per chi ama ricambiare l'amore è normale, bello e sa molto di cristiano
”.

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