Quando la città è
fredda, avvolta dalla nebbia e dal buio anche in chiesa si gela. Specialmente
in quelle antiche e grandi chiese romaniche delle nostre parti, con le pareti
nude e spogliate da restauri radicali. Così come sono sembrano fatte apposta
per congelare un passato irrecuperabile e mettere un’ipoteca sulla bellezza. Ma
senza preghiera, senza una candela accesa, senza la presenza nel tabernacolo
neppure lì ci sarebbe bellezza. La bellezza autentica porta in sé una promessa che non è determinabile
a tavolino, non si esaurisce nell’armonia, nella perfezione della forma o nella
correttezza della proporzione. Si
diceva, però, delle fredde chiese pistoiesi. Ancora stordito dal freddo umido
mi acquatto su una panca e di colpo mi
accorgo che la visita non è per caso. Dentro c’è una scultura stupenda che
racconta il Vangelo di questa quarta e ultima domenica di Avvento. Una vecchia
è inchinata davanti a una giovane: un’adolescente dal volto puro ed acerbo, ma
dallo sguardo consapevole. Elisabetta in ginocchio stringe le braccia alla
giovane parente che porta in grembo il suo Signore. Non c’è niente che esprima
meglio la promessa che è racchiusa nella bellezza. Ogni bellezza è gravida di
mistero. Ancora non mi è del tutto chiaro, ma c’è un nodo tra bellezza, promessa,
ispirazione e santità che fiorisce da
questo delicato episodio del Vangelo di Luca. Nelle due donne si agitano due
esistenze misteriose e già dialoganti. I due bimbi, ancora nel grembo delle
madri si riconoscono, segnalano la loro presenza, rivelano la loro vocazione
prima di essere venuti al mondo. C’è una forza dall’alto che suscita questo
dialogo, che scavalca le parole ed entra nella carne, nell’umiltà delle cose
terrestri. Il Vangelo non parla fuori dal mondo, ma dal di dentro. Non rivela i
meccanismi del cosmo o dell’atomo, ma li
colloca nel piano divino, che è in fondo tutto quello che conta e che non si
può sempre spiegare a parole se non con analogie.

Appena Elisabetta ebbe
udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu
colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e
benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore
venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha
sussultato di gioia nel mio grembo.
E’ difficile trovare una brano musicale che rifletta questa
bellezza. Qui ci vuole la fede, si entra
nella santità. Ma ancora prima di scrivere confesso di aver avuto nella
mente e nelle orecchie la bellezza
inesprimibile di cui parla questo brano intitolato
“Daydreaming” . Estratto dall’album Wild Go (2010) è forse il pezzo più noto di
questa band statunitense che porta un nome degno di metallari incalliti. I DARK
DARK DARK, invece, propongono un suadente chamber-pop folk, che è proprio tutta
un’altra cosa dal gusto per i riff di chitarra e il richiamo istintuale di
molto ‘roccherrol’. La voce romantica e sognante della cantante Nona Marie
Invie accompagna melodie dai toni struggenti e dagli sviluppi armonici
classicheggianti. La segnalazione merita
anche per la qualità del videoclip che impreziosisce e segue perfettamente lo sviluppo
del testo . Il risultato, in questo “sogno ad occhi aperti”, è poeticamente
riuscito. C’è una bellezza, quella della natura, che racchiude qualcosa di
stupefacente e inesprimibile. E’ la santità della creazione?
Se sapessi quanto è
importante per me.
La dove l’aria è
così tersa
Se sapessi quanto è
importante per me.
Punta lo sguardo ad
ovest
Ricordami le grandi
montagne
O, vagherei per miglia
Mi sono seduta
laggiù e mi sono sgranchita la ossa.
Se sapessi quanto è
importante per me.
O tutto ciò che non
si può esprimere..
E’ una terra estesa
a perdita d’occhio
Dove soffia solo il
vento
Correrei più veloce
che posso
Una terra che si
perde a vista d’occhio
La sto cercando
Dove soffia solo il
vento
Se sapessi quanto è
importante per me.
Lo vedresti anche
tu.
Oh tutto ciò che è
inesprimibile.
Il Vangelo di questa ultima domenica di Avvento ci invita
a fare il passo successivo. Anche nell’uomo si può contemplare questo mistero
inesprimibile. Se solo sapessimo quanto è importante! Se lo crediamo anche noi
lo vedremo. Tutto ciò che è inesprimibile, in fondo, è misteriosamente
riassunto nel Dio che si è fatto carne.